Di seguito presento sinteticamente i miei principali progetti personali, che realizzo in genere a medio-lungo termine e che finalizzo realizzando dei libri fotografici, di cui curo personalmente le fasi di impaginazione, redazione testi e stampa.
Le pubblicazioni sono ordinabili nel mio negozio on line.
Questo è il mio ultimo libro fotografico del progetto che mi ha portato alla scoperta della danza e del balletto insieme alla Lyric Dance Company di Firenze.
Bossura grecata e fresata, con copertina rigida, 250 pagine, formato A4.
Introduzione - di Andrea Moneti
Parafrasando una frase di Alberto Canestro (direttore della Lyric Dance Company) citata in apertura, ho scelto di intitolare questo libro fotografico “Seguendo i sussurri dell’anima”, iniziando quindi con un gerundio, una forma verbale non finita, a metà strada tra il participio e l’infinito.
Questa indeterminatezza mi è piaciuta, anche perché permette di associare alla frase una serie infinita di possibili azioni: si danza, si suona, si fa arte, si ama, ci si emoziona… credo di poter affermare, in generale, che si viva seguendo i desideri che l’anima ci sussurra.
Il mio incontro con la danza e il balletto è relativamente recente: le mie prime esperienze risalgono agli scatti eseguiti alla "XII Florence Biennale" nel 2019.
Nel 2020, in pieno periodo pandemico, le riflessioni su quali progetti fotografici poter intraprendere lasciavano ben poco spazio alla fantasia. Verso la fine dell’emergenza in Italia (siamo nel marzo 2021), vidi su Instagram un'interessante iniziativa promossa da "OnDance", l’associazione di Roberto Bolle: un contest fotografico che mirava a portare la danza all’esterno, nei luoghi pubblici e aperti delle città italiane, come simbolo di una rinnovata speranza alla ritrovata “normalità” e inno alla bellezza.
Riflettendoci, ritenevo l’iniziativa difficile da realizzare a Firenze, la mia città, dove il patrimonio artistico del centro storico è tutelato da una severa e rigida normativa che impedisce di rappresentare i monumenti storici del capoluogo a fini promozionali, se non previo l pagamento di un ingente corrispettivo economico.
Ciononostante l’idea di fotografare la danza mi attirava e decisi di scrivere una email a tutte le scuole dell’hinterland fiorentino, chiedendo di poter seguire le loro attività per poter sviluppare un qualche progetto fotografico.
Il fine era ovviamente in divenire, dovendo io stesso capire bene che cosa sarei riuscito a realizzare.
Nell’attesa di qualche risposta iniziai quindi a documentarmi, recandomi in biblioteca e leggendo voracemente i molti libri presenti sulla danza e sul balletto.
Dopo le prime risposte e qualche contatto che però non si concretizzava, ricevetti dapprima una mail che mi preannunciava l’interesse e quindi un contatto con Alberto Canestro, direttore artistico della Lyric Dance Company, e dopo pochi giorni la sua telefonata.
Fin dai primi istanti di quella conversazione riuscii a percepire la sua passione e non nego la mia sorpresa nel sentirlo entusiasta del progetto, prefigurandomi un percorso ben oltre le mie più rosee aspettative.
Non essendo un fotografo di fama (e del tutto inesperto nel ramo) il suo entusiasmo da una parte mi lusingava, dall'altra mi intimoriva.
Ma, si sa, l’entusiasmo è contagioso: mi sentii rinfrancato nel proseguire in ciò che mi ero prefissato.
Dopo qualche mese da questo primo incontro, nell'estate del 2021, ho seguito le attività della Compagnia e sono giunto a concretizzare questo libro, che raccoglie una parte degli scatti che ho realizzato e, come mia abitudine, approfondimenti e riflessioni personali.
ll mio primo incontro con la Street Art fiorentina e dintorni.
In questo volume descrivo la mia ricerca sulle origini della Street Art e la sua diffusione a Firenze negli anni '80 del XX secolo, per poi documentare con mie fotografie due interventi: l'ex Ospedale Banti a Vaglia (FI) e la mostra open art R.U.S.Co di via Stalingrado a Bologna.
Artisti presenti: 639 crew - About Ponny - Ache77 - Alexander Tadlock - Andrea Casciu - Bdn - Bibbito - Blazer - Carlos Atoche - Collettivo Fx - Dada - Dissenso Cognitivo - Djohnny.ɘnte - Exit Enter - Hazkj - Hopnn - Hpc crew - Incursioni decorative - Insane - James Vega - La sciura - Marcho - Nemo’s (- Paolo Secchi - Psyco - Sharko - ƧИƎM - Standard - Stelle confuse - Tommaso Tozzi - Urto - Valda - Zolta
Ringrazio Tommaso Tozzi che mi ha permesso di pubblicare alcuni suoi testi e immagini.
I suoi contributi sono protetti dalla sua seguente licenza Creative Commons:
Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
1a edizione Bossura grecata e fresata, formato 28 x 21 cm, 140 pagine.
2a edizione (2024) Bossura grecata e fresata, formato 16,5 x 24 cm, 152 pagine.
Introduzione - di Andrea Moneti
«Da qualche anno seguo con interesse e curiosità l’arte contemporanea e il fenomeno della urban-art, fin da subito colpito dalla sua varietà e molteplicità, che rende abbastanza difficoltoso anche il solo catalogarla o rinchiuderla in definizioni e categorie precise.
È generalmente difficile poterne parlare con gli artisti che vi si cimentano, a causa dell’aura di illegalità che questa pratica incorpora: molti (quasi la totalità) degli interventi sono eseguiti in ambienti non destinati ad installazioni artistiche. Generalmente la bilancia della legittimità pende pericolosamente dalla parte del torto e l’anonimato diventa quindi una necessità.
Ciononostante è anche questo aspetto che rende la street-art e il graffitismo un’espressione artistica particolarmente eccitante per chi la pratica.
Il risultato, poi, suscita sentimenti con una dicotomia pronunciata: o lo si ama o lo si odia, con sufficienza viene tollerato, ma in ogni caso è certo che gli interventi non passano inosservati.
Credo davvero che documentare questa realtà da punto di vista fotografico sia una necessità ineludibile e necessaria per non perdere traccia delle evoluzioni del paesaggio urbano, dato il carattere temporaneo e transitorio delle realizzazioni che si susseguono sovrapponendosi.
Nonostante abbia riflettuto a lungo sul tipo di progetto da realizzare, la mia indecisione verteva sul tipo di trama che mi permettesse di narrare il panorama così variegato che ho incontrato. Talvolta non è mi stato facile neppure avvicinare gli artisti durante le loro performances, e da alcuni ho ricevuto anche critiche per aver pubblicato sul mio sito delle foto di pezzi non terminati.
Non condividere la stessa generazione degli artisti è stato uno dei limiti a queste relazioni. Credo quindi che, in definitiva, il mio rapporto con la street-art fiorentina sia stato più che altro a senso unico, e a volte questo feeling non ricambiato mi ha fatto anche astenere dal seguire alcuni eventi.
Ciò premesso, quello che ho infine pensato di realizzare è una documentazione dell’evoluzione degli ambienti che ho fotografato nel corso di alcuni anni, organizzando un lavoro in più volumi per agire con un certo grado di libertà, in modo da poter mettere in risalto le immagini che mi hanno colpito.
Parafrasando Tommaso Tozzi quello che intendo realizzare è quindi un’opera “a posteriori”.
Spero che questo mio modesto e piccolo contributo, come afferma Tozzi, possa contribuire a “restituire un senso autentico” a opere d'arte secondo me ingiustamente bistrattate.
Andrea Moneti - Aprile 2021»
Prefazione di Carlo Ciappi
“…poi con secchi di vernice
coloriamo tutti i muri
case, vicoli e palazzi…”
«Fu un bel giorno quello in cui Andrea Moneti mi fece dono della sua opera, un libro particolarmente importante dal titolo “Siena in Contrada”, una pubblicazione particolarmente curata, non poteva essere che così conoscendo com’è costruita la persona dell’Autore. L’eccellente fotografo, il buon scrittore, il raffinato ricercatore si è prodotto in una indagine letterario/fotografica durata un anno intero di collaborazione con chi anima la vita di una contrada senese, una di quelle che si contendono il Palio: il Leocorno. Le nozioni che figurano nel libro sono le più intime del sentire la vita propria dei senesi di quella contrada, questo per i testi esaudienti e una galleria fotografica formidabile. Ero particolarmente preso dalle immagini rappresentative di un Popolo così legato alle tradizioni, che non misurai bene la proposta fattami da Andrea di scrivere qualcosa relativamente alla nuova sua impresa e mi pose in mano il menabò di un suo nuovo libro, il primo di più volumi riguardante la “Street Art”. Accettai in virtù dell’amicizia che ci lega, poi mi resi conto della difficoltà a penetrare una materia così nuova, tutta ancora da scoprire, fuori dalle conoscenze classiche di cui siamo normalmente dotati dell’arte classica. Mi vennero in mente, come primo pensiero, i versi di Cocciante, il cantautore, di cui al titolo di questi appunti, ma la materia cui interessarsi è qualcosa di altro. Mi confortò il ricordo di una riflessione di Giuseppe Mazzini, proprio l’inizio del suo trattato “Filosofia della Musica” del 1836, anni in cui in molti scrivevano di musica, che recita: “Chi scrive non sa di musica se non quanto gl’insegna il cuore, o poco più…”, fu la spinta per l’inizio del mio ricercare su questa novella arte.
Se cominciamo ad approfondire questa giovane espressione artistica, cercare di capire la Street Art, capiamo subito che è una questione complessa da definire e anche chi nell’arte naviga a vista, ha delle difficoltà a trovarne i concetti univoci per definirla e descriverla in virtù di tutti i generi, ma anche sottogeneri, che sono racchiusi in lei, ma ancor di più per il rapido avvicendarsi di stili e tecniche via via affermatesi. Gli spettatori che contemplano una qualsiasi opera murale hanno giudizi diversi gli uni contrari agli altri, qualcuno pensa che venga, con le opere, abbellito il quartiere o il muro, un vecchio edificio mentre, altri, valutano che con questa arte venga deturpato il paesaggio. Sicuramente va analizzato caso per caso, valutarne l’aspetto tecnico/artistico di ogni singola opera, ma anche quello contenutistico e appropriato per ogni singolo posto, che non confligga troppo con l’aspetto paesaggistico, bisogna riconoscere che molti buoni artisti riescono a produrre pregevoli lavori, purtroppo esistono anche degli imbrattatori veri e propri. Gli artisti di questa seconda specie, molto spesso, lavorano sotto impulsi dettati da una passione politica, sportiva oppure amori mal riposti e mal corrisposti, questi danneggiano i colleghi più preparati e motivati, sia per tecnica, sia per concetto espresso, poi anche per il buon senso nella scelta di immagini appropriate al sito dove andranno ad operare. Sicuramente è da riconoscere che questa corrente artistica ha cambiato, ad ogni latitudine, l’aspetto del mondo, questo dovuto anche alla velocità di comunicazione che offre il nostro tempo agli artisti usando i mezzi moderni dell’informazione con cui si confrontano e coalizzano. Senza dubbio l’impulso e lo sviluppo espressivo della Street Art sono dovuti all’entrata in scena della bomboletta spray, velocizzando con questa l’esecuzione del lavoro e potendo disporre di un grande assortimento di tonalità cromatiche.
Sul muro di un palazzo, nella piazza dove sono nato, ben riposta sotto il tetto per proteggerla, c’era una scritta dell’epoca mussoliniana, eseguita in maniera esemplare, perfetta, “vincere e vinceremo” poi la firma di chi quelle parole le aveva pronunciate. Quando arrivò l’età di capire qualcosa della vita, mi irritavano quelle parole per il ferale significato che avevano provocato, ricordo pure che molte persone imprecavano al passaggio di fronte a quel palazzo. Non rimanevo certo ben impressionato, dopo del tempo, al pullulare di veri sfregi a muri o con delle firme inutili e parole che non erano degne di stare a fare bella posta al guardare di tutti sui muri delle case e sui vagoni dei treni. Per fortuna qualcosa è cambiato e oggi si vedono cose a volte sorprendenti fatte a regola d’arte, come se il muro fosse un foglio pregiato di Fabriano, allora viene da soffermarsi e non imprecare più verso l’autore del murale.
Tutto questo ha una buona ragione, ai nostri giorni, di essere considerato, studiato e approfondito, quindi un artista come Andrea Moneti capace di addentrarsi in questioni particolari anche se ostiche, si è ben destreggiato in questo suo primo volume dei tre previsti al riguardo della Street Art. Il nostro Autore ha considerato con esattezza e precisione pure tutti quegli aspetti che non sono soltanto artistici o relativi ai vari stili, ci fornisce una puntuale analisi delle collateralità che esistono intorno la complessità di questa arte. Sarebbe forse più leggero, il compito dell’autore, ci fosse da parlare soltanto di opere come quella realizzata, nel 1989, da Keith Haring a Pisa sull’esterno della Chiesa di S. Antonio, opera benvoluta da tutti, e ben curata nel tempo dalle Istituzioni cittadine, ma in questa branca artistica c’è anche altro, tanto altro, meno valorizzato e di collocazione in quei posti che qualcuno definisce di frontiera.
Il libro si divide in due capitoli e ognuno mostra due siti diversi e quanto è stato prodotto in quei posti, uno di archeologia sanitaria, l’altro industriale situati in due regioni diverse, se vogliamo vicine, ma diversa è l’anima dei murales rimasti sulle pareti di questi due luoghi.
Il tema del volume, il primo di quella che sarà una più estesa indagine, è originale, il contenuto è di grande spessore, parola e immagine si fondono e si integrano vicendevolmente e, per il lettore, sarà un viaggio per approfondire un argomento di non frequente trattazione.»
Il mio secondo volume sulla Street Art fiorentina.
In questo volume descrivo il sottopasso delle Cure a Firenze e la mia amicizia con Totò (Salvatore Orlando)
Con prefazioni di Michele Pierguidi (Presidente Q2 Firenze) e Carlo Ciappi
Artisti presenti: Ache77, Arke, Bibbito, Cugnetto, EDF Crew, Exit Enter, Flase, Hopnn, Kraita317, La Fabbrica Di Braccia, Luvi, Miles, Mr. G, Ninjaz, Rame13, Stelle confuse, Un_kage, Urto, Valera
Bossura grecata e fresata, formato 16,5 x 24 cm, 158 pagine.
Introduzione - di Andrea Moneti
«Questo è il mio secondo libro fotografico sulla street-Art fiorentina e contiene due storie, quella del Sottopasso delle Cure a Firenze e dei suoi graffiti e della mia amicizia con Totò, che da 31 anni abita nel sottopasso e provvede alla sua manutenzione.
Pensavo inizialmente di narrare in volumi distinti le due storie, ma nell’editare il libro mi sono reso conto che esse mi apparivano sempre di più indivisibili, tanto da non poter essere narrate singolarmente.
Il mio primo incontro con il Sottopasso delle Cure e con Totò (Salvatore Orlando) risale al 2014, e da allora ho continuato a recarmi periodicamente nel sottopasso per scattare le mie fotografie e indagare la sua continua mutazione.
E’ però anche la storia dell’amicizia che si è sviluppata nel tempo tra me e Totò e credo che oltre alle fotografie dei tanti graffiti sia proprio questo rapporto il filo conduttore della mia narrazione e in definitiva l’aspetto più importante del libro.
Per una strana coincidenza del destino, io e Totò e suo fratello Ugo siamo nati quasi lo stesso giorno (io e Ugo il 12 Aprile, Totò il 13 Aprile). Qualche anno ci distanzia, ma questa coincidenza ci ha portato qualche volta a festeggiare il nostro compleanno insieme, nel sottopasso o nella soprastante Piazza delle Cure.
Questo libro raccoglie le immagini che ho realizzato per i calendari che ho realizzato e donato a Totò (i ricavi della vendita sono tutti per lui, e con quello dell’anno 2022 siamo arrivati alla sesta edizione!). Per questi Totò non solo non ha mai fatto mancare i suoi complimenti, ma anzi si è sempre sentito in obbligo di contribuire alle spese di stampa, nonostante sia titolare solo di una pensione minima di poco più di 400 € al mese.
Ho poi inserito anche immagini diverse, senza vincoli di tempo e di narrazione. Lascerò al terzo volume di questa serie la trattazione più puntuale del movimento della Street-Art fiorentina e degli artisti che ho incontrato, di persona o tramite le loro opere.
Non lasciatevi quindi distrarre dalle tante fotografie piene di colori presenti in questo libro: essi come vedrete sono lo sfondo ad una scelta di vita singolare, piena di episodi e di volontà, di forza e anche delle debolezze di un uomo che ha trovato lontano dalla sua natia Sicilia a Firenze, e in particolare nel sottopasso delle Cure a Firenze la sua ragione di vita.
Andrea Moneti - Febbraio 2022»
Prefazione di Michele Pierguidi - presidente del Quartiere 2 Firenze
Noi amiamo il nostro quartiere. Con le sue peculiarità, con strade e zone caratterizzate da uno spirito proprio e particolare, simili per tanti aspetti ma diverse l’una dall’altra.
Le Cure sono un luogo unico in tutta la città, un rione che la gente riconosce e ama, dove i residenti si sentono orgogliosamente cittadini di un’area bella, resa pregiata dalla vita che vi si svolge.
Ci sono associazioni e commercio, artigiani e aziende, un tessuto vivo come si ritrova sempre meno nelle città di oggi. E la piazza è il cuore di tutto questo, con il suo mercato ormai antico ma vivissimo. Il recupero della piazza e il suo rinnovamento sono stati una grande opera per l’Amministrazione Comunale e per il Quartiere 2, ed è stata una delle opere pubbliche più apprezzate e riuscite di Firenze: perché il mercato oggi è migliore, la piazza è ancora più bella ed è vissuta tutto il giorno. Chiusi i banchi, piazza delle Cure diventa teatro, campo per gioco di pallone, spazio per il raduno e la socialità di tutti, dai bambini agli anziani. Questo per dire che le Cure sono un posto bellissimo e speciale, come sa bene chi le abita o chi le frequenta.
Ma la bellezza e l’unicità di questo luogo si spinge anche nel sottosuolo, nel sottopasso ferroviario, davvero un posto speciale. Andrea Moneti ha colto e racconta molto bene la “magia” di questo luogo: un tunnel che altrove sarebbe da attraversare con passo svelto, alle Cure è diventato una galleria d’arte, luogo d’incontro, accudito e frequentato da tante persone.
La scelta di rendere il sottopasso una palestra per la street art è stata vincente. I ragazzi si alternano con le bombolette ad addobbare le pareti e ciò che altrove viene visto come vandalismo qui è arte vera.
Non mancano i problemi: il sottopassaggio non è del Comune e l’Amministrazione non può intervenire come è stato fatto in superficie. Ma a mitigare i disagi ci pensa lui: Salvatore Orlando, Totò, che di questo luogo ha fatto la sua casa e il suo lavoro, che lo accudisce e se ne prende cura con attenzione e rispetto. Accudisce il luogo e le persone, i passanti e chi vi cerca rifugio. Si assicura che il passaggio sia agevole per tutti, anche nei momenti in cui il maltempo rende difficile la circolazione, e lo mantiene sempre pulito. Un lavoro importante che tutti gli abitanti della zona gli riconoscono e apprezzano.
Totò, re del sottopassaggio, crocevia di vite e di piccole felicità, tra miserie e nobiltà.
E’ qui che in tarda mattinata il capo riunisce un paio di musici con un organino e un tamburo improvvisato. Canta lui, Totò, e chi lo ha ascoltato, non lo dimentica.
Moneti racconta tutto questo. Con le parole e con le bellissime immagini che raccontano l’arte e i volti di questo luogo straordinario.
Voi che vi apprestate a leggere questo libro, sfogliatelo con dolcezza, perché l’autore racconta un mondo meraviglioso.»
Prefazione di Carlo Ciappi
“Impronte leggere e labili
di passi perduti lasciate
da ombre distratte in transito
più sotto, dove il sole è nascosto.”
«Non è ancora trascorso un anno da quando mi interessai, scrivendo qualcosa a riguardo, alla pubblicazione di Andrea Moneti dedicata alla Street Art, il primo volume di una promessa trilogia sull'analisi fotografico/letteraria fatta da questo Autore capace di vedere in maniera originale e profondamente perché sa benissimo dove guardare e con che spirito approcciarsi alle tematiche. Ricordo le ultime parole del mio dire che recitavano così: “Il tema del volume, il primo di quella che sarà una più estesa indagine, è originale, il contenuto è di grande spessore, parola e immagine si fondono e si integrano vicendevolmente e, per il lettore, sarà un viaggio per approfondire un argomento di non frequente trattazione”. In nemmeno dodici mesi siamo a celebrare una nuova uscita di quello che è il secondo volume relativo a questa arte, a questa novella arte viene da dire, tutta o molto ancora da scoprire e indagare. Il menabò, di quello che sarà il volume secondo, promette di attenersi alla linea del precedente per quanto riguarda la documentazione fotografica, quella in cui il nostro autore eccelle, sia con un generoso numero di fotografie composte e pesate per estetica e per contenuto delle stesse, sia per la dovizia di informazioni che fornisce col suo testo a corredo per coinvolgimento nella sua nuova approfondita indagine.
Andrea Moneti ha al suo attivo già altre fortunate pubblicazioni di rilevante interesse, a parte il primo volume sulla Street Art prima citato, fa spicco nella memoria un volume riguardante la meritoria indagine sulla vita di una contrada del Palio di Siena, il Leocorno dove l'agonismo, il campanile, la tradizione, le anime trepidanti e la Piazza, si fondono nel crogiolo della creatività ed arte del nostro artista puntando l'occhio non solo sulla spettacolarità, ma anche su una umanità che vale la pena conoscere. Ecco emergere, dunque, l'essere Autore da fotonarratore autentico, non solo fotografia da mostrare per qualità estetica, ma grande volontà di dare un senso anche all'umanità che nei contesti a cui si dedica ci vive, lavora, sogna e spera. L'essere uomo di grande sensibilità, gli consente di analizzare bene i soggetti, i luoghi teatro dei suoi scatti, la misura umana che valuta con sentimento, questo è ormai una conferma della sua cifra artistica e stilistica raggiunta, allora la sua Street Art e il suo modo di penetrarla, si arricchisce, in questa nuova realizzazione, di un gran valore aggiunto, il senso più genuino, la vita di un personaggio semplice che vive in mezzo a graffiti, bombolette, musiche più o meno ben eseguite e tanta umanità, la sua. A Firenze esiste un luogo singolare, palestra e galleria autorizzata dal Comune per gli artisti della Street, un sottopassaggio la cui vita è legata a quanti questo luogo lo frequentano e ampiamente descritto dall'Autore nel suo testo, questo è il sottopassaggio chiamato “delle Cure” proprio perché si trova in questo quartiere. Mi sono addossato il ruolo di flaneur per un giorno addentrandomi in questo sito dove graffiti, espressioni di vera arte, brutte esecuzioni, scritte di ogni genere vivono sui muri, su quelli ancora ben rasati, oppure su quelli con qualche perdita di intonaco e, purtroppo, anche con zone devastate dalle infiltrazioni di acqua sempre copiose dalla superficie.
La struttura ipogea sviluppa ben mille metri quadrati di estensione con ben otto possibilità di ingressi/uscite e, in questo spazio, transitano figure di ogni genere: affrettati viandanti, poi alle ore canoniche bambini che raggiungono o ritornano dalle scuole, ma anche gente che come me ha bighellonato per quei meandri interessata dai lavori che occhieggiano dalle pareti. Sono figure di cose e di sembianze umane, quelle espresse dai graffitari sul muro, ora figure fiammifero, ora opulenti corpi, mani che con la loro espressione ci simboleggiano una carezza o un pugno, bocche di ogni genere, poi occhi sognanti si alternano a occhi di pianto, anche di terrore a seconda del tema trattato dall'artista esecutore. Ho notato, in questa singolare esposizione, che sono gli occhi, con la loro espressione, a simboleggiare la situazione del disegno, come del resto in ogni espressione delle arti visive, ma quel che si nota di più, ad un certo punto della visita, il felpato arrivo di una persona dagli occhi veri, occhi dai contorni che hanno vissuto, dove il tempo ha un po' satinato una giovanile lucentezza, ma di una grande presenza, forte, inizialmente conferendo al volto un aspetto indagatore, poi, una volta verificata la presenza sicura di chi gli sta davanti, che si aprono al colloquio confidenziale e pronto, come fanno i bambini con i loro giochi, a mostrare il suo mondo. Quel signore è Totò, ampiamente descritto nel testo scritto da Moneti, è lui col suo parlare in maniera ampia di ogni tema che cattura l'ammirazione di ogni persona di buona volontà, almeno pari alla sua circa la dedizione a quel luogo. Il suo volto cambia espressione, da quella professionale quando pulisce il sottopasso, a quella da pseudointellettuale se il tenore della conversazione è alto, a quella dolce quando passa un bambino per mano alla mamma. I graffiti, i disegni le figure, sono illuminati alla meno peggio da plafoniere stanche e poco efficaci, talvolta verniciate perché integrate nel graffito dall'esecutore, prendono un po' più di luce col crescere del giorno, fino all'ora del risveglio di quanti dormono in letti di cartone sul pavimento della struttura e, il piccolo clangore proveniente dal mercato sovrastante, ben si coniuga con le figure sui muri e con l'inizio dell'operosità del nostro Totò. È questa l'ora che sa diventare incontro di e tra artisti, tra le figure umane di passaggio e la simpatia del nostro Personaggio, il tutto in un viaggio metafora della vita, di tutte quelle vite che si propongono al futuro imminente, quello del giorno che si accende.
Il secondo volume dedicato alla Street illustra ampiamente, forte dei sintetici tagli delle fotografie, il suo manifestarsi in quel luogo originale e il loro Autore ne mostra le peculiarità, ma sappiamo benissimo che chiunque possieda autorialità ha un suo privato sentire le cose, allora il sentimento del nostro Autore non poteva che costruire un parallelismo tra l'arte raffigurata e ciò che la contorna. Scorrendo il libro pagina dopo pagina si può godere delle vibrazioni emanate da quei muri e quello che sopra vi è rappresentato dai molti artisti della bomboletta che hanno voluto inserire, nelle loro opere, il volto del custode delle stesse una volta ultimate, come non poteva, allora, Andrea Moneti non accomunare al luogo il volto, la persona e l'altruismo di Totò conoscendo l'osservazione puntuale dei soggetti che sceglie di rappresentare nel suo impegno fotografico, sapendo che va ben oltre il bello fotografico dei suoi scatti e partecipando al suo lettore una forte ed intima comunicazione.La vita scorre, scorre a velocità alternate e comandate dai fatti che si verificano in un sottopassaggio di una città originale com'è Firenze, scorre nei torpori dei risvegli di quanti lì trovano un tetto, bombolette di colore che si svuotano col loro tipico odore, grida festanti degli alunni della vicina scuola e imprecazioni verso i ciclisti che vanno troppo veloci, nelle considerazioni dei passanti su quelle opere sui muri, ora distratti, qualche volta attirati per una sosta.
La vita scorre con la gratitudine che in molti riservano a Totò, scorre sulle note emesse da un'armonica a bocca esorcizzate, con molta partecipazione, dalle labbra del nostro Guardiano di quell'originale galleria d'arte incastrata com'è tra un mercatino rionale vociante e una storica gelateria. Scorre anche sulla ricerca appassionata su quello che è il fenomeno della Street Art da parte di Andrea Moneti capace di farcela vivere e comprendere in virtù del suo essere narratore perfetto, bravo anche per mostrare quello che intorno ad essa vive. In men che non si dica tra pochi giorni la nostra libreria si doterà di un altro volume, questo, e la nostra conoscenza si arricchirà e, non ho dubbi, un nuovo aspetto, una nuova indagine sul tema caro all'Autore starà forse già prendendo forma e la trilogia si completerà.»
Un viaggio per immagini nella vita di Siena e di una delle sue Contrade, quella del Leocorno, alla ricerca dei fondamenti sociali della vita di una città, divisa da mille intangibili confini ma profondamente unita nel sincero attaccamento alle proprie tradizioni storiche e culturali.
VERSIONE ITALIANA: 21x28 cm, 220 pag, 150 fotografie ISBN: 979-12-200-3720-4
Deposito legale: Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze / Biblioteca Marucelliana Firenze
Copie donate a: Biblioteca Nazionale Centrale di Roma / CIFA - Centro Italiano della Fotografia d'Autore di Bibbiena - Library of Congress (Washington USA)
VERSIONE INGLESE: 21x28 cm, 204 pag., 137 fotografie, ISBN: 979-12-200-8128-3
Copie donate a: Library of Congress (Washington USA)
Introduzione - di Andrea Moneti
«Siena e il Palio. Siena e le sue Contrade. Siena e il suo fascino medioevale. Sono molti gli spunti dai quali è nato in me il desiderio di intraprendere un personale progetto fotografico su Siena. Cercando di individuare un possibile racconto alternativo che mi permettesse di rappresentare, in un modo non troppo scontato, l’essenza di una Città e della corsa di cavalli più famosa al mondo, ho condiviso il più possibile la vita della gente di Siena e della Contrada del Leocorno per un anno intero, per poter documentare proprio la realtà sociale della Contrada. Questo il senso del mio progetto fotografico “Siena, in Contrada”»
Prefazione al libro di Paolo Bartolini - Onorando Priore della Contrada del Leocorno
«E’ con grande piacere che ho accolto l’invito dell’autore a scrivere la prefazione del suo libro e di questo lo ringrazio veramente.
Credo che per capire Siena e le sue Contrade sia fondamentale conoscerle ma soprattutto viverle; è per me, quindi, sempre il benvenuto chi si avvicina a Siena per comprendere prima di giudicare. E’ questo lo spirito che ha mosso Andrea, fiorentino di nascita, ma ormai si può dire senese e Lecaiolo di adozione. Partendo dalla sua passione per la fotografia, è arrivato questo volume, che non è solo una raccolta di fotografie o un vademecum sulla vita di una Contrada e sul Palio, ma il sunto del lavoro di un anno attraverso il quale l’autore credo abbia capito, preso coscienza di una realtà così particolare come quella della nostra città.
Andrea è entrato nel Leocorno in punta di piedi, sin dall’inizio ci ha seguito, accompagnato, e continua a farlo, nell’ombra senza invadenza, è il tipo di persona che chiede sempre “posso?”.
Ha partecipato a qualsiasi iniziativa che la Contrada abbia organizzato durante tutto l’arco dell’anno passato, è stato presente ai più svariati avvenimenti ed ha condiviso tutti i momenti anche i più intimi, di gioia e di dolore, segno dell’accettazione e dell’apertura della Contrada.
Una passione che lo ha preso, piano piano è diventato uno di noi e non di rado viene a Siena anche solo per passare un po' di tempo nel Leocorno, senza mai però abbandonare lo strumento con cui coltiva il suo hobby. Vederlo, tra l’altro, in cucina senza macchina fotografica ma con un mestolo in mano è un segnale: ha capito la sostanza, l’anima delle Contrade.
Durante le sue visite, Andrea ha scattato una grandissima quantità di fotografie non solo legate alla nostra Contrada ma anche con soggetti, luoghi e oggetti di tutta Siena, immagini catturate magari durante le sue passeggiate solitarie alla scoperta della città.
Un grazie, perciò, per questa sua pubblicazione che raccoglie solo una minima parte degli scatti “leocornini”. Tutto il materiale è, però, andato ad arricchire il nostro Archivio.
Un ringraziamento particolare, quindi, a nome mio personale e da parte della Contrada del Leocorno per un dono attraverso il quale le future generazioni di Contradaioli, e non solo, potranno riguardare, ricordare, tramandare.»
Prefazione al libro di Paolo Leoncini
"Quello di Andrea è il racconto di un anno della sua vita di contrada e rappresenta un documento unico nel suo genere. Andrea è nato e vive fuori Siena, a Siena non può e forse neppure vuole trasferirsi; dunque se desidera soddisfare la sua curiosità, quella di capire se nella vita di contrada è nascosto un segreto, deve diventare un pendolare con tutte le difficoltà che questo comporta.
Tante volte, spesso nei giorni festivi, egli dunque dirotta su Siena e sul Leocorno l’attenzione “rubata” alla famiglia, agli amici, agli impegni e lo fa con incredibile discrezione, attenzione e rispetto.
Andrea si presenta come fotografo ma la pubblicazione che alla fine mette insieme non è solo un libro fotografico con molte immagini che colpiscono per la loro bellezza; è anche il racconto di quello che lui ha imparato della contrada e del Palio.
Insomma, in un’epoca in cui molti falsificano tranquillamente i loro curriculum, Andrea gioca a carte scoperte e con il lavoro svolto sembra voler presentarsi ad un esame, anzi a qualcosa di più: una tesi di laurea che gli dia il diritto a sentirsi uno di noi.
C’è infine nel lavoro di Andrea un qualcosa che certamente piacerà a quanti hanno una storia simile alla sua, a quanti cioè sono, magari per caso, arrivati tra noi e hanno deciso di diventare Lecaioli nonostante vivano lontano. Noi pensiamo che ognuno di questi contradaioli abbia bisogno di imparare da noi e certamente questo è vero; non riusciamo però a immaginare che ognuno di loro sia anche un amico che può darci qualche buon consiglio. Andrea ha passato diverso tempo a imparare, ha seguito la Contrada in tutti i momenti pubblici più importanti ed è talvolta entrato nelle nostre case per occasioni riservate a pochi; ha insomma tutte le carte in regola perchè noi lo consideriamo un osservatore prezioso. Una ragione in più per sfogliare “Siena, in Contrada” con grande attenzione».
Fabrizio Gabrielli - co-fondatore del sito www.ilpalio.org
«Quando un anno e mezzo fa mi contattò il fotografo toscano Andrea Moneti, mi piacque tanto l'idea di fotografare per un anno intero l'attività di una Contrada. Era appena uscito il film "The Palio" della Cosima Spender, che glorificava i fantini, visti come gladiatori, e azzerava il ruolo delle Contrade, e soprattutto ne sminuiva la funzione sociale e perfino di mutuo soccorso. Basta con i gladiatori! Il Palio è Contrada! E non solo nei giorni di Palio, come chi segue questo canale sa benissimo, nel frattempo. Il Palio è vivere la Contrada tutto l'anno, anche quando si perde, anzi, soprattutto quando si perde. Altrimenti Contrade che sono rimaste a bocca asciutta per oltre 40 anni si sarebbero dissolte. Il progetto originale di Andrea Moneti mi era piaciuto molto e credo che nella sua testa ci fosse anche il fatto che, comunque, un toscano capisce certi meccanismi meglio di altri (non me ne vogliate, ma è così, per noi che siamo abituati a fare le lotte tra guelfi e ghibellini da secoli!)
Andrea, nel frattempo, è divenuto un amico. Ci sentiamo anche extra Palio ed extra Siena. Ma il suo libro sulla Contrada del Leocorno è una perla preziosa e non solo per le sue stupende foto, ma anche per i testi, anche perché ha ripreso, ringraziando il ns. sito, alcune cose da noi.»
Ricordi ed emozioni: sono queste le parole chiave che per me definiscono la fotografia.
Si dice che una immagine valga più di mille parole: spesso non è vero, ogni immagine deve essere contestualizzata e chi la osserva deve avere la capacità di interpretarla.
Ma nel mondo anche virtuale ormai immerso nelle immagini una bella fotografia, realizzata con attrezzature professionali, è fondamentale per presentare al meglio un'attività, riesce a catturare l’attenzione e la curiosità, in modo da indurre a soffermarsi e approfondire l’offerta.
Pensate che la vostra attività abbia qualcosa di speciale, che la faccia preferire alle altre dai vostri Clienti e rendere unica? Anche io la penso così. Ognuno di noi ha qualcosa di speciale e di unico, sia come persona, che come attività che svolgiamo per i nostri Clienti.
Il segreto di un bravo fotografo è saper cogliere l'attimo. In un'espressione di un viso, in un sorriso, in una movenza, se si tratta di persone.
Non dico che i prodotti o gli oggetti abbiano un'anima come le persone (anche se...), ma vi posso assicurare che si fa presto a far danni a una location o a un'ambientazione, se non si usano accorgimenti, sia tecnici che di mestiere. Su tutto, ci vuole l'"occhio" che riesca a vedere laddove un profano non ci vede nulla di che.
Vivo e lavoro a Firenze, ma posso viaggiare in tutta la regione Toscana (e magari anche oltre) e venire da Te a scattare le foto più coinvolgenti che Tu abbia mai visto per la Tua attività di business.
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